L’uomo a cui nessun campo dello scibile è sconosciuto.
Giunge a noi di lui il corpo di ben 156 opere, tra cui la più famosa, “ il canone ” in 5 volumi, nella quale descrive le varie forme di dolore e i rimedi, sia fisici che farmacologici.
All’impiego dell’oppio e della mandragora, aggiunge, come faranno anche altri medici arabi, le bacche di ginepro, la lavandula, il distillato di legno di cipresso, estratti di edera, di rose, di mirto, di ruta, di piretro, di maggiorana, di lauro, di camomilla, di anaci.
Noti il suo unguento sonnifero a base di oppio, cafia lignea e zafferano e l’unguento bianco a base di litargirio, cera, olio rosato, albume d’uovo.
Descrive inoltre la preparazione e le proprietà dell’acido solforico e dell’alcool.